Vestīgĭum, -ĭi

Parole come luogo d’incontro capaci di elevarci, trasformarci, proteggerci ma anche circoscrive la nostra presenza come involucro e scorza invalicabile.

Vestīgĭum, -ĭi

[latino, sostantivo neutro II declinazione]

Segno di una presenza, traccia, orma, ricordo

Le parole hanno un peso di senso, di contenuto, di forma, di emozioni.

Conservano storie tra strappi di giornale, schizzi accartocciati, cartelloni consunti dalla dolenzia del tempo, lettere d'amore non corrisposte.

Non solo fonemi, ma linguaggio permeabile e impermeabile, superficiale e profondo, articolato e in depauperamento perenne, di cui è pressoché impossibile interpretare sempre i codici.

Parole come luogo d’incontro capaci di elevarci, trasformarci, proteggerci ma anche circoscrive la nostra presenza come involucro e scorza invalicabile.

Un "inciampo" concettuale che racchiude il dicotomico rapporto tra uomo e circostante: da una parte l'idea del mondo esterno che accoglie e affascina, dall'altra la voracità di consumarlo, noncuranti. Un presente che si veste già di futuro. Un presente futuribile.

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