Mutaforma

Mutaforma is a visual description of the Pagani Museum Park, the first in Europe. In this park the works have been at the mercy of erosion for decades, and through this work my intent is to give new light to a precious place in an area that is forgetting

Sono cresciuto in una famiglia di grandi lavoratori, persone che non avevano nulla, che si sono create la loro strada con la fatica. 

Mio nonno, uomo severo e concreto, ultimo di 7 fratelli cresciuti in una piccola casa, ha cercato di dare la migliore vita possibile a mio padre e mia zia, lavorando per oltre 40 anni per la Franco-Tosi, il cui eco risuona ancora oggi nella generazione dei nostri genitori che hanno vissuto la provincia di Milano, in quanto  punto di riferimento del mondo tessile di allora. Conclusa la sua carriera lavorativa, è tornato padrone del suo tempo, che ha potuto dedicare alla sua passione per l’arte, come fruitore tra musei e mostre, ma anche come artista. In particolare la passione della pittura è nata grazie ad una di quelle realtà che in provincia è molto difficile trovare, un luogo gestito da un imprenditore che ha sempre avuto l’ambizione di dare a queste terre la possibilità di vantarsi con il resto d’Italia: il Museo Pagani.  

Mio nonno, fin dall’apertura, ne è stato un assiduo frequentatore, provando a replicare in quadro le vedute e le opere presenti.

Per lui era sempre il giorno giusto per portarmi in quel parco, a camminare tra le opere, almeno fino a quando il museo consentiva l’accesso quotidianamente. Tra i miei primi ricordi di infanzia è presente lui che mi tiene per mano mostrandomi le sue opere preferite.

La fondazione Pagani è stato il primo parco-museo italiano. è un luogo ricco di storia, con all’interno più di 500 opere, principalmente statue, appartenenti ai migliori esponenti dell’immediato dopoguerra, fino ad arrivare alla fine del secolo scorso. Dalla morte del fondatore, l’ambizione di questo luogo si è spenta 

La fondazione Pagani, come scritto dallo stesso Enzo, è molto lontana dall'idea classica di museo, ma segue la dinamica moderna di uno spazio polifunzionale, riprendendo la peculiarità medievale di creare opere all'aria aperta.

La nascita di questa idea ha alle sue spalle la “romantica” storia di un incontro veneziano con Ernest Hemingway. Il poeta, come afferma Pagani, “parlava poco e andava sempre a pescare da solo. Al mattino c'erano sempre bottiglie vuote davanti alla porta della sua stanza”. Quelle bottiglie sparse hanno dato a Pagani la sensazione di statue abbandonate in una grande radura, bottiglie giganti in un prato immenso. Un museo di statue-bottiglie.

Fin dalla sua apertura nel 1963, ha attirato l’attenzione di artisti e addetti al settore italiani e non, portando numerosi artisti europei e critici a visitare la fondazione, soprattutto durante la sua annuale “Mostra internazionale di scultura all’aperto”, che ha raggiunto le 19 edizioni ufficiali. 

Per trent’anni la provincia ha potuto essere punto di riferimento internazionale per scultura e non solo. è stato un punto di riferimento internazionale per quanto riguarda la scultura e non solo. L'obiettivo di Pagani, di dare risalto a queste terre, era stato raggiunto.

Umberto Eco, ospite per un dibattito tra critici, artisti e filosofi, scriverà: “ L'importanza che la Fondazione creata da Pagani assume nel contesto di un auspicabile rinnovamento architettonico sulla funzione del Museo nella vita sociale contemporanea. Un esempio “privato” oggi che potrebbe diventare “pubblico” se venisse istituzionalizzato in città grandi e piccole dove basta un parco per dare all'arte lo “spazio civico” che ogni comunità dovrebbe prevedere per scopi culturali ed educativi.”

Ovviamente la provincia non si smentisce mai. Questo luogo non è mai stato considerato dalle istituzioni come veniva considerato dal mondo dell’arte. Pagani non è mai riuscito a ricevere sussidi, aiuti di alcun genere né dallo stato, né dai più piccoli organi locali. Un esempio che spicca tra le svariate lettere di richieste di Pagani riguarda la strada che conduce alla fondazione, situata in una zona boschiva. Dato l’aumento di affluenza, Enzo provò in ogni modo a richiedere la costruzione di una strada che potesse collegare il polo culturale alla città, ma fu tutto inutile, dovette lui stesso procedere alla pavimentazione, finanziando il progetto di tasca sua. Inoltre, le opere del Parco e lo stesso Museo non rientrano ancora nella categoria dei Beni Culturali, poiché secondo il vigente statuto non sono ancora trascorsi 50 anni dalla morte del Fondatore, oltre i quali le opere vengono effettivamente considerate opere d’arte e quindi soggette a tutela, conservazione e valorizzazione.

Il contesto che ci circonda influisce sempre sulla nostra percezione del mondo. Essere nato e cresciuto in provincia di Milano mi ha sempre portato a guardare la grande metropoli come punto di riferimento per evadere dalla monotonia. 

La mia estetica è sicuramente stata influenzata dai paesaggi urbani, dal cemento e dal grigio che ho respirato durante la mia vita, ed è nata in me la pulsione di volerla descrivere tramite la mia fotografia. Il Museo Pagani per questo si presta perfettamente. La maggior parte delle persone che abitano in questa zona, infatti, non l’ha mai sentito nominare, anche se è persino annotato sotto il cartello di ingresso della città “Castellanza, nota per: Museo Pagani”. 

Da questa premessa nasce l’idea del mio progetto “Mutaforma”. La mia volontà è quella di creare questo libro contenente una descrizione visiva di questo luogo unico. Trattare queste opere come esseri viventi, andandole a coprire con ciò che è in mio possesso e nelle mie capacità, sottolineando tramite immagini più astratte l’impatto che il tempo e gli agenti atmosferici hanno avuto sulla loro materia e sulla loro struttura.  Sono statue di pelle viva e, come da idea del fondatore, sono da anni in balia di ciò che la natura ha in serbo per loro. Lo scopo è quello di far conoscere questo luogo a più persone possibile, avvicinarle a questa realtà e fare in modo di poter valorizzare la ricchezza del territorio, senza far si che possa finire nel dimenticatoio di tutte quelle buone intenzioni che però, per un motivo o per l’altro, vengono stroncate.

Mutaforma by Alessandro Galli

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