An Album of Others
-
Dates2025 - Ongoing
-
Author
- Topics Archive
An Album of Others è un archivio in divenire, un luogo di incontro tra immagini dimenticate e nuovi sguardi.
Nasce dal gesto lento e curioso della raccolta: fotografie trovate nei mercatini, in vecchi album di famiglia, nei cassetti polverosi dei negozi d’antiquariato o in archivi personali abbandonati. Non c’è un tema prestabilito, né una direzione unica. A guidare il progetto è il desiderio di scoprire, di ascoltare ciò che le immagini, anche senza voce, possono ancora raccontare.
Le fotografie che compongono questo libro sono orfane d’autore. Appartengono a mani sconosciute, a fotografi anonimi che non scattavano per un pubblico, ma per sé stessi.
In ciascuno di questi frammenti vive un gesto intimo: il tentativo di trattenere un istante, di salvare una gioia, un dolore, una presenza fugace. Ogni immagine porta con sé la densità del quotidiano, una posa incerta, uno sguardo che sfugge, un margine bruciato dal tempo, e diventa traccia di vite mai completamente perdute.
Le sequenze di questo libro nascono dall’accostamento, dal dialogo silenzioso tra fotografie diverse. Non seguono una logica cronologica né un ordine tematico, ma si dispongono come versi liberi, un poema visivo costruito per risonanze: assonanze formali, gesti simili, ombre che si richiamano da una pagina all’altra.
Sfogliarle è come entrare in un archivio vivo, dove la memoria individuale si intreccia a quella collettiva, e l’occhio del presente ridà senso e respiro a ciò che era stato dimenticato.
An Album of Others è dunque più di una raccolta di immagini trovate: è un esercizio di ascolto e di cura.
Archiviare, qui, non significa chiudere, ma aprire.
Significa ridare voce a volti senza nome, restituire loro una possibilità di dialogo, una nuova appartenenza. Ogni fotografia, nel momento in cui viene osservata, vive di nuovo — e diventa parte di un racconto condiviso, fatto di assenze e presenze, di riconoscimenti e misteri.
Questo libro è un invito a guardare lentamente, a sostare tra le immagini, a lasciare che siano loro a parlare. Perché, in fondo, ognuna di queste fotografie, pur appartenendo ad altri, parla anche un po’ di noi.